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di Michele Briselli

Chi si occupa di cantieri in questi giorni sicuramente si è posto le domande:

– Può riaprire il cantiere (legislativamente parlando)?

– Cosa devo fare che io sia Datore di Lavoro, Coordinatore della sicurezza, Committente…?

Dal punto di vista normativo, senza entrare nello specifico, ravvedo confusione ed indirizzi discordanti. Andiamo da un DPCM Nazionale che ad oggi non concede la possibilità di aprire o riaprire cantieri, a Regioni dove questo invece risulta possibile a determinate (o indeterminate N.d.A) condizioni, ad ordinanze Comunali dove vengono ancora rimescolate le carte (ad esempio, ordinanze nelle quali viene prescritta la quarantena a chiunque operi in cantiere e nelle quali la figura responsabile del rispetto delle misure di prevenzione sono completamente a carico della DL… N.d.A).

Per quel che riguarda gli aspetti operativi ad oggi il riferimento più strutturato e autorevole risulta il documento rilasciato dal CNCPT “Procedure attuative del protocollo condiviso di regolamentazione delle misure per il contrasto e il contenimento della diffusione del virus Covid-19 negli ambienti di lavoro del settore edile”, che deriva dal Protocollo delle Parti sociali confederali e recepisce il Protocollo del MIT, integrato con altri elementi di dettaglio tipici del settore edile, recando ulteriori misure necessarie per garantire la tutela della salute e sicurezza dei lavoratori al fine di prevenire il contagio da Covid-19.

Il documento ha un taglio decisamente operativo e contiene per ogni indicazione le relative azioni da porre in essere per ogni soggetto coinvolto. A corredo del documento principale sono state realizzate utili check list e moduli utili per la gestione del cantiere.

Di seguito riporto il link al documento:

Dopo queste prime informazioni vorrei soffermarmi su alcune considerazioni legate anche alle difficoltà nell’ attuazione di tutte le misure previste.

Mai prima d’ora si era proposto il problema di gestire all’interno di un cantiere un rischio biologico di fatta specie, non che tale rischio sia una novità ma, generalmente, ad oggi è sempre stato appannaggio di altri settori come la sanità, che poco ha a che fare con l’edilizia. In tale ambito, è per tutti è la “prima volta” che un problema di siffatta specie deve essere affrontato.

Occorre inoltre tenere presente che il problema e la sua gestione non riguardano solo imprese strutturate o cantieri da milioni di euro, ma anche gli artigiani, le imprese familiari e le lavorazioni di piccola entità, il tutto inserito in un contesto economico già fortemente penalizzato dalla crisi in atto.

Un altro punto cruciale riguarda le figure professionali presenti all’interno del processo organizzativo e di gestione dei cantieri, dove, a fronte di un rischio che tocca tutti ed è per tutti il medesimo, si hanno notevoli disparità. Si va dal cantiere estremamente strutturato con schiere di tecnici e consulenti pronti ad affrontare il problema (Committente e suo seguito, RL, CSE, DL, Imprese), ad altri dove queste figure sono completamente assenti (Committente privato, Impresa, al più una DL).

Questo è, a mio dire, il contesto reale che si presenterà, nel quale dovremo muoverci e nel quale ci sarà chi si assumerà responsabilità, oneri e gestione. Ci saranno situazioni e realtà più strutturate ed efficaci nell’affrontare il problema e nell’attuate le misure richieste, mentre altre saranno in difficoltà.

Il problema del COVID-19 è reale, esiste e perdurerà ancora per diverso tempo, espone non solo quello che è all’interno della recinzione di cantiere, ma tutta la comunità è quindi impensabile gestirlo guardando strettamente alle responsabilità attribuite ad ogni soggetto coinvolto. Dal singolo lavoratore fino ad arrivare al committente, passando per CSE e DL, ognuno deve fare la sua parte e forse qualcosa in più.

Non si può pensare di risolvere la cosa con un bel POS, un PSC impeccabile (che devono esserci, ben inteso) o facendo fare dichiarazioni scritte firmate e controfirmate, questo, lo sappiamo, può evitare qualche sanzione ma da sole non sono misure sufficienti a garantire un livello di sicurezza adeguato.

Tutto questo certamente avrà un costo (DPI, adozione di nuovi processi lavorativi, gestione di sanificazione e igienizzazione dei locali, ecc..) che si auspica sarà sovvenzionato in qualche maniera, da qualcuno.

Il concetto che deve passare, oltre quello primario della tutela della salute, è anche quello economico, infatti non è certo che la cosiddetta “FASE 2” del lockdown ci riporti alle condizioni ante COVID, dato che potrebbe esserci una ripresa dei contagi (cosa già avvenuta in altri Stati) con conseguente nuovo stallo delle attività e quello che ne consegue.

In conclusione, le attività di cantiere sono (per loro natura) tra quelle più a rischio e tra quelle dove le misure di sicurezza devono essere adottate e rispettate in maniera rigida e responsabile, al fine di tutelare non solo i diretti interessati ma anche l’intera comunità.

Ing. Michele Briselli

Ing. Michele Briselli

Autore

Ing. Michele Briselli

Michele Briselli è esperto in sicurezza dei luoghi di lavoro con particolare riferimento ai cantieri temporanei e mobili. Iscritto all’Ordine degli Ingegneri della Provincia della Spezia è abilitato al Coordinamento della Sicurezza in fase di progettazione ed esecuzione, ricoprendo tale ruolo per importanti Committenti operanti anche in ambito internazionale. Completa le proprie competenze come Tecnico Competente in Acustica e Professionista Antincendio.

2 thoughts on “CANTIERI PRIVATI SIAMO PRONTI ALLA RIAPERTURA?

  1. Salve, riguardo ai cantieri privati le procedure di attuazione del protocollo di sicurezza a quanto pare ricadono sul datore di lavoro, e verosimilmente anche i costi, e la committenza…!!?
    Io ho dei lavori già concordati con prezzo prima della pandemia, chiaramente tutti i DPI che dovrò utilizzare ed i materiali di sanificazione hanno dei costi, devo chiedere alla committenza di variare il contratto.?

    1. La domanda è chiara, purtroppo la risposta che posso dare non lo è altrettanto al momento. Il protocollo condiviso emanato dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti parla di Datore di Lavoro, cita il Committente come soggetto preposto alla Vigilanza e il Coordinatore come colui che aggiorna il PSC e i costi della sicurezza. Nulla dice di esplicito in merito a chi imputarli.
      Il documento del CNCPT “Procedure attuative del protocollo condiviso…” invece sembra più chiaro. Cito: “Si sottolinea che l’applicazione delle misure per la prevenzione della diffusione del virus, comporterà un aggravio dei costi necessari alla prosecuzione dei lavori: si raccomanda pertanto un confronto con la committenza, la direzione lavori, ed il coordinatore per la sicurezza ove nominato, per la quantificazione ed il riconoscimento di tutte le spese aggiuntive da doversi sostenere.”
      In questo caso, sembra che i costi aggiuntivi (da capire se tutti o in parte) ricadano sul committente o almeno apre un’ipotesi di confronto in tal senso.
      Un’idea, ma forse solo mia, potrebbe essere quella di imputare almeno al Committente le spese che il DdL non dovrebbe sostenere nel caso in cui operasse da solo in cantiere in assenza di interferenze.

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