Nuovo cambio di passo per il Superbonus. Alcuni emendamenti al Decreto Legge n. 39/2024 propongono di spalmare gli oneri per lo Stato in dieci o quindici anni e di potenziare le iniziative e i controlli necessari per stanare le potenziali truffe.
Le proposte sono state avanzate sia dalla maggioranza che dall’opposizione. Ma vediamo nel dettaglio quali sono le novità che si vorrebbe introdurre e quali sono i potenziali impatti sui contribuenti.
Superbonus: la detrazione in dieci anni
Per le spese Superbonus che i contribuenti hanno effettuato a partire dal 1° gennaio 2023 alcuni emendamenti prevedono che le detrazioni siano ripartite nell’arco di dieci anni. Stando agli emendamenti che sono stati presentati l’allungamento della durata della detrazione – che a questo punto passerebbe dagli attuali quattro anni a dieci anni – non sarebbe obbligatorio. Ma sarebbe una semplice opportunità lasciata in capo al beneficiario del Superbonus.
A ogni modo, una volta che il contribuente ha deciso di portare in detrazione il Superbonus nell’arco di dieci anni non può più cambiare idea. L’opzione dovrebbe essere esercitata nella dichiarazione dei redditi che si riferisce al periodo d’imposta 2024.
Nel caso in cui questi emendamenti dovessero essere confermati, verrebbe data continuità a un’analoga misura che è stata introdotta solo e soltanto per le spese che sono state sostenute nel corso del 2022. Questa misura, ad ogni modo, aveva destato alcune perplessità in relazione alla minore redditività dei crediti determinata dalla dilazione degli stessi nell’arco di dieci anni.
Crediti Superbonus: le altre proposte
Le proposte relative al Superbonus non si fermano qui. Una proposta ipotizza di permettere di fruire dell’agevolazione per un periodo di tempo più lungo: da un minimo di dieci anni ad un massimo di quindici anni.
Il Movimento 5 Stelle, inoltre, ha suggerito di salvare le quote dei crediti del Superbonus che non sono state utilizzate nel corso dell’anno a causa dell’incapienza totale o parziale del beneficiario. L’ipotesi al vaglio, in questo caso, è quello di utilizzarli nel corso degli anni successivi, fino ad arrivare ad un massimo di quindici anni.
I controlli delle regolarità dei lavori
Nel tentativo di ridurre il più possibile l’impatto dei bonus edilizi sui conti pubblici arriva la proposta di rafforzare i controlli sulla regolarità degli interventi agevolati. Sotto i riflettori finirebbero il Superbonus, il bonus facciate e il bonus barriere architettoniche.
A scendere in campo, questa volta, è la Lega che ha previsto che i Comuni provvedano a predisporre un piano straordinario di controlli sulla corrispondenza tra i titoli abilitativi che sono stati presentati e la realizzazione degli interventi programmati.
L’operazione avrebbe un costo economico. Ma gli enti locali sarebbero incentivati a effettuarli perché sarebbe riconosciuto loro il 50% delle somme maggiori che sono state incassate a titolo definitivo. E delle eventuali sanzioni che sarebbero irrogate.
A definire le modalità attraverso le quali effettuare i controlli e gestire le eventuali risorse recuperate attraverso gli accertamenti – stando a quanto previsto dalla proposta – sarebbe un decreto del Ministero dell’Economia e delle Finanze e del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti.
L’emendamento – almeno in questo momento – prevede unicamente che le amministrazioni comunali provvedano a inviare le opportune comunicazioni all’Agenzia delle Entrate e all’Enea in base alle relative competenze.
È bene premetterlo, anche se per il momento quella della Lega è unicamente una proposta, ma in molti casi i Comuni non dispongono di una struttura tale da poter effettuare questi controlli.