In Sardegna le semplificazioni introdotte dal Salva Casa vengono recepite solo in parte. Il decreto ha introdotto una serie di semplificazioni per la sanatoria delle varie difformità edilizie: sull’isola non vengono recepite quelle che riguardano la riduzione delle misure minime degli alloggi.
La Giunta Regionale della Sardegna, negli ultimi giorni di febbraio, ha approvato il disegno di legge attraverso il quale si è proceduto verso il riordino e il coordinamento della normativa edilizia ed urbanistica nella Regione, recependo parte delle novità che sono state introdotte attraverso il Decreto Salva Casa.
Ma entriamo un po’ più nel dettaglio e cerchiamo di capire quali siano le novità più importanti.
Decreto Salva Casa in Sardegna, cosa prevede
Volendo sintetizzare al massimo quanto è accaduto, possiamo affermare che la Giunta Regionale della Sardegna ha approvato un Ddl che non permette di applicare le misure che permettono agli immobili di piccole dimensioni di ottenere l’abitabilità.
Questo significa che per misure minime che permettono di ottenere l’agibilità continueranno ad essere 28 metri quadrati – invece dei 20 metri quadrati – per gli alloggi costituiti da un’unica stanza per una sola persona e 38 metri quadrati – invece di 28 metri quadrati – quelli destinati a due persone.
Sarà possibile riuscire ad ottenere l’agibilità nel caso in cui l’immobile abbia un’altezza minima pari a 2,40 metri – invece dei 2,70 metri previsti – ma solo per quegli edifici che hanno delle caratteristiche architettoniche tradizionali che devono essere tutelate. La stessa regola vale anche per gli eventuali immobili che sono stati realizzati sulla base di un titolo abilitativo che è stato rilasciato in modo legittimo.
Stando a quanto è previsto dal decreto sardo non sarà possibile, ad ogni modo, scendere al di sotto dei 2,40 metri: una precisazione molto utile per comprendere come il “Salva Casa Sardegna” risulti essere molto più restrittivo rispetto a quanto previsto dalle Linee Guida a livello nazionale.
Nel corso degli ultimi giorni il Mit ha precisato che, per quanto riguarda i requisiti igienico sanitari, verranno applicate delle tolleranze costruttive, che possono essere nella misura del 2%.
La Sardegna dice No alle “case loculo”
Ma perché la Sardegna ha preso una posizione così netta nei confronti degli immobili più piccoli? A fornire qualche indicazione in questo senso sono stati Alessandra Todde, presidente, e Francesco Spanedda, assessore all’urbanistica, che hanno voluto spiegare i motivi per i quali hanno deciso di escludere gli immobili troppo piccoli. Una scelta che ha, sostanzialmente, allontanato il Decreto Salva Casa sardo da quello nazionale.
Il nostro obiettivo è quello di semplificare la vita ai cittadini, ma allo stesso tempo vogliamo sbarrare la strada a qualsiasi tentazione di speculazione edilizia – spiega Todde -. Per salvaguardare la dignità delle persone e delle famiglie non possiamo dare la possibilità di costruire case-loculo da parte di speculatori senza scrupoli. Il tema della crisi abitativa si affronta investendo sull’edilizia pubblica, come di recente abbiamo fatto noi stanziando 300 milioni di euro ad Area.
Spanedda a questo punto ha aggiunto che la Regione Sardegna non ha voluto recepire le parti del Decreto Salva Casa nazionale che, secondo il suo giudizio, stanno incoraggiando la speculazione e che non risultano essere confacenti con il territorio sardo e i centri urbani presenti sull’isola.
Sono state recepite dalla Sardegna, invece, tutti quegli istituti che permetteranno ai cittadini di sanare le piccole difformità edilizie, recependo i vari punti previsti dal Decreto Salva Casa. Tra l’altro viene completamente recepito il nuovo Articolo 36 bis sull’accertamento delle conformità, nel caso in cui ci siano delle ipotesi di parziali difformità e variazioni essenziali, specificando quali siano le sanzioni che debbano essere applicate in questo, che possono variare da un minimo di 500 euro in caso di parziali difformità a 1.000 euro nel caso di quelle più gravi.