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Le vicende del “nuovo” Codice appalti, il D.lgs n. 50 del 2016 operativo da più di quattro anni, hanno portato all’attenzione del grande pubblico i problemi e le difficoltà che imbrigliano l’esecuzione dei lavori pubblici in Italia. Il tenore delle critiche, spesso condivisibili, a volte superficiali, sostanzialmente si attesta sull’ampiezza e sulla farraginosità del corpus normativo che regola il delicato e strategico settore delle opere pubbliche.

La legge “sblocca cantieri” del 2018 disponeva una semplificazione della normativa attraverso l’emanazione di un “Regolamento generale”, questo con il duplice scopo di superare un certo disordine delle disposizioni vigenti e di mettere a disposizione degli operatori uno strumento normativo classico, atto a fornire indicazioni prescrittive. In altri termini, si vuole depotenziare il sistema delle Linee guida emanate dalla Autorità nazionale anticorruzione (ANAC) anche in ragione della mai chiarita natura giuridica di tali provvedimenti: non essendo atti legislativi non possiedono certezza prescrittiva.

Il Regolamento generale, ormai in dirittura d’arrivo, è correttamente visto come momento di chiarezza e di semplificazione. A poco valgono i commenti critici che sulla stampa specializzata già descrivono il decreto come eccessivamente corposo e complesso: a fronte di una disciplina ben scritta non è l’alto numero degli articoli ad inficiarne la bontà.

È infatti ingenuo immaginare che con disposizioni di poche pagine si possa regolamentare una vicenda articolata come quella della realizzazione di un’opera pubblica che deve affrontare le canoniche, e ineludibili, cinque fasi: programmazione, progettazione, appalto, esecuzione e collaudo.

Un “regolamento unico” ben strutturato, dotato di una logica successione degli argomenti e delle disposizioni, permetterà di trovare molte risposte alle numerose domande che sorgono quotidianamente ai professionisti tecnici impegnati nella progettazione e direzione dei lavori pubblici.

D’altro canto, la democrazia partecipativa impone la produzione di norme che, oltre a ad essere coerenti con il contesto generale, che nel nostro caso contempla anche le direttive normative emanate dall’Unione Europea, tenga conto delle sollecitazioni degli “stakeholders”, dei portatori d’interesse. Insieme di figure che nel contesto degli investimenti per opere pubbliche diviene variegato, sino a comprendere: comuni e regioni, grandi stazioni appaltanti e piccole realtà locali, imprenditori e sindacati, industria di settore e contesti artigianali, e, non ultimo, i professionisti tecnici.

Agli ingegneri, architetti, geometri, periti, geologi, agronomi ed altri tecnici, cosa può portare in dote il nuovo Regolamento? Dalle bozza ormai definitiva che filtra dal Ministero della Infrastruttura e Trasporto, il M.I.T. per gli addetti ai lavori, scopriamo che nel nuovo testo normativo avremo: il rafforzamento della figura del responsabile unico del procedimento, una nuova disciplina dei livelli progettuali delle opere pubbliche e degli interventi manutentivi, uno snellimento dei piccoli appalti con il potenziamento dell’affidamento diretto ancorché contemperato con il principio della rotazione degli incarichi, un bilanciamento del criterio del massimo ribasso, regole aggiornate sulla direzione e contabilità dei lavori e una rinnovata disciplina del collaudo. Tutto in un unico decreto!

Molta sostanza che dovrebbe divenire normativa cogente entro l’estate.

Resta solo da aggiungere che il Parlamento potrebbero contestualmente licenziare il cosiddetto “decreto semplificazioni”, ulteriore strumento che aiuterà a riattivare un virtuoso flusso di investimenti pubblici in infrastrutture e lavori, anche con qualche ritocco al Codice appalti.

Questo alla luce delle agevolazioni e della flessibilità che in quest’epoca “coronavirus”, l’Unione Europea concede circa l’utilizzo dei propri finanziamenti: fondi già assegnati ma da troppo tempo smarriti nel deserto delle pratiche burocratiche.

In sostanza, strumenti e risorse per ripartire dopo lo stop Covid-19.

Gianluca Scacchi

Autore

Gianluca Scacchi

30 anni di esperienza professionale negli uffici tecnici della pubblica amministrazione. Responsabile unico del procedimento (RUP) di lavori pubblici. Libero professionista tecnico dal 2004. Progettista e/o direttore di lavori pubblici per oltre venti opere. Formatore della sicurezza accreditato AIFOS. Esperto componente di commissione del paesaggio. Iscritto al Collegio dei geometri e geometri laureati della provincia di Como.

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