Il CNAPPC ritiene che una revisione del Codice dei Beni Culturali costituisca una buona opportunità per rendere più efficienti le procedure, senza, per questo, abbassare il livello di tutela. Ma, soprattutto, permetterebbe di mettere a disposizione dei tecnici e dei professionisti del settore una serie di strumenti in grado di garantire maggiormente l’equilibrio necessario tra la conservazione del paesaggio e il suo sviluppo.
La presa di posizione del CNAPPC è arrivata nel corso di un’audizione sul testo del disegno di legge Ddl 1372S, nel corso della quale è stato messo in evidenza come sia importante risolvere una serie di criticità che ruotano intorno alle autorizzazioni paesaggistiche e al ruolo dei piani Paesaggistici Regionali. Il CNAPPC ha sottolineato anche come sia importante iniziare a ridurre i tempi amministrativi e migliorare l’efficacia degli enti locali. Il tutto, ad ogni modo, dovrebbe passare anche attraverso la certezza del diritto.
Ma entriamo nel dettaglio e cerchiamo di capire quali siano i punti messi in evidenza dal CNAPPC.
Il CNAPPC fa il punto della situazione sull’autorizzazione paesaggistica
Indubbiamente uno dei punti cruciali che stanno a cuore del CNAPPC è la semplificazione amministrativa. In questo senso sarebbe importante ridurre la burocrazia e arrivare a dei tempi certi per ottenere le autorizzazioni paesaggistiche. Il CNAPPC avverte però che senza l’introduzione di strumenti adeguati si corre il rischio di creare una maggiore confusione tra gli addetti che devono applicare le varie regole.
Tra i punti critici a cui è necessario dare rilievo, inoltre, ci sono i Piani Paesaggistici, che risultano essere disomogenei nelle diverse regioni italiane. In molte occasioni le scelte in materia di tutela del paesaggio sono state delegate agli enti locali: non è detto che questi siano in possesso degli strumenti adatti a prendere delle decisioni coerenti.
Questa situazione ha fatto avanzare una proposta: il Piano Paesaggistico deve essere valorizzato come strumento di orientamento nella pianificazione territoriale. Nel momento in cui dovesse essere strutturato in maniera adeguata, si eviterebbero una serie di discrezionalità e di ritardi. Potrebbe, inoltre, essere introdotto il meccanismo di silenzio-assenso per determinate procedure, come sta già avvenendo per alcuni settori che competono all’urbanistica.
Come tutelare il paesaggio
La tutela del paesaggio deve essere armonizzata con le nuove esigenze che stanno emergendo con la transizione ecologica. Solo per fare un esempio, la Direttiva Case Green, che è stata introdotta recentemente dall’Unione Europea, ha imposto una serie di standard energetici ben precisi per gli immobili. Questa novità richiede l’introduzione di nuove tecnologie e materiali che, in alcuni casi, potrebbero essere in conflitto diretto con le normative paesaggistiche che attualmente sono in vigore.
Partendo proprio da questo spunto, il CNAPPC ritiene che sia importante introdurre una netta distinzione tra il concetto di paesaggio e quello di ambiente:
- il paesaggio può essere ricompreso in una dimensione percettiva ed estetica, che risulta essere legata principalmente all’identità culturale di un determinato luogo;
- l’ambiente, invece, coinvolge direttamente l’ecosistema fisico e la sostenibilità energetica.
Partendo proprio da questa netta distinzione, non è possibile iniziare ad affrontare la transizione ecologica senza prendere in considerazione anche l’impatto visivo e storico degli interventi che si devono effettuare. Il progresso non può, però, essere bloccato da una serie di vincoli che risultino essere rigidi e rallentati dalla troppa burocrazia.
Come vede il CNAPPC le Commissioni Locali del Paesaggio?
Uno dei nodi critici da risolvere, indubbiamente è costituito dalle Commissioni Locali del Paesaggio. Spesso e volentieri questi organismi si trovano nella situazione di esprimere dei pareri su degli interventi di trasformazione del territorio senza avere a disposizione degli strumenti normativi chiari. Quello che sarebbe necessario è regolamentare in modo più preciso e dettagliato le loro funzioni, in modo che si evitino delle decisioni arbitrarie. Ed è importante che siano composte da degli esperti retribuiti adeguatamente per il loro impegno.
Ma non solo: secondo il CNAPPC è necessario che in assenza di linee guida uniformi, ci siano dei professionisti nei ruoli chiave in modo da evitare che le decisioni vengano assunte in modo discrezionale, con il rischio di bloccare dei progetti senza criteri oggettivi o di autorizzati degli interventi che possano danneggiare l’ambiente.