Canoni di locazione commerciale non corrisposti durante il lockdown. Quali soluzioni?

Basterà solo il credito d’imposta pari al 60% per assistere i conduttori in difficoltà od il Governo farà altro ancora?

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di Francesca Micheli

Tra i problemi del Covid -19 uno di quelli che ha avuto maggiore evidenza, senza dubbio, è stato quello legato al pagamento dei canoni di locazione commerciale, in particolare per i mesi di sospensione forzata dell’attività lavorativa.

Che il Governo potesse decidere di sospendere l’obbligo di pagamento era difficilmente pensabile, in quanto si sarebbe scontrato con una realtà in cui alla tutela del locatario avrebbe dovuto corrispondere anche una analoga tutela del locatore e del suo diritto a percepire il reddito connesso all’affitto stesso.

Certo, il governo avrebbe potuto, teoricamente, sostituirsi al conduttore nell’obbligazione, pagando direttamente il canone (ma con quali fondi?) oppure considerando l’affitto non percepito come credito di imposta a favore del locatore (ma quanti locatori sarebbero stati d’accordo di perdere l’entrata a favore di uno sconto futuro sulle tasse in un momento storico come questo?)

Alla fine il Governo ha quindi deciso di introdurre un credito d’imposta per botteghe e negozi, pari al 60% del canone di locazione, di leasing o di concessione di immobili ad uso non abitativo destinati allo svolgimento dell’attività industriale, commerciale, artigianale, agricola, di interesse turistico o all’esercizio abituale e professionale dell’attività di lavoro autonomo.

Il credito peraltro spetta ai soggetti esercenti attività d’impresa, arte o professione, con ricavi o compensi non superiori ad € 5 milioni nel periodo d’imposta precedente a quello in corso: alle strutture alberghiere ed agrituristiche indipendentemente dal volume di affari registrato nel periodo d’imposta precedente e agli enti non commerciali, compresi gli enti del terzo settore e gli enti religiosi civilmente riconosciuti, in relazione al canone di immobili ad uso non abitativo allo svolgimento dell’attivita istituzionale.

Certo è che il credito, senza dubbio utile ne lungo periodo, non risolve i problemi di liquidità dei conduttori che, in molti casi, si sono trovati in difficoltà nel pagamento del canone.

Il problema quindi nei scorsi mesi. è arrivato anche nelle aule di tribunale dove i Giudici si sono trovati a decidere, ad esempio, sulla sospensione del diritto di escutere la fidejussione eventualmente presente in caso di morosità dell’inquilino o del diritto del fideiussore di rivalersi sul debitore principale o, ancora, dell’inibitoria alla messa in pagamento di assegni dati in garanzia.

Le azioni, per lo più di carattere cautelare erano e sono, al momento, tutte tese a “difendere” il conduttore incolpevole dai gravi effetti pregiudizievoli che conseguirebbero a dette azioni ( escussione di garanzie, messa in pagamento di titoli scoperti ecc.) ma si presume che presto le azioni rischiano di diventare di carattere sostanziale (sfratti, azioni di risoluzione ecc.)

La domanda dunque è: ci sarà qualche intervento statale in merito? Magari per sospendere gli sfratti (naturalmente per le morosità maturate nei mesi di lockdown) o per garantire il pagamento di eventuali piani di rientro?

Ad oggi, nulla di nuovo ma è certo che il problema presto si farà pressante.

Avv. Francesca Micheli

Autore

Avv. Francesca Micheli

Francesca Micheli è avvocato del foro della Spezia. Esperta in diritto civile, della famiglia e delle successioni ha svolto negli anni numerosi corsi di formazione e convegni presso ordini professionali sia in aula che in modalità webinar, oltre a svolgere la libera professione nel proprio foro di appartenenza.

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