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di dott. Geom. Gianluca Scacchi

Il ciclone Covid-19 che ha sconvolto l’Italia nella primavera 2020 ha sortito, come effetto derivato, una spinta alle politiche di rilancio e di vera e propria “ricostruzione” di un’economia nazionale che versa in stato di grave difficoltà.

La pandemia ha colpito duramente dappertutto ma, su questo gli esperti convergono, ha inciso maggiormente in quei contesti nazionali in cui la produttività e l’efficienza sistemica scontano difficoltà croniche: l’Italia è tra questi.

Dalla battaglia contro il corona virus, tutt’ora in corso, potrebbe emergere una presa di coscienza dei ritardi in materia di organizzazione dello Stato e delle sue emanazioni periferiche, comuni inclusi. In questo quadro appare evidente come la leva finanziaria “pubblica” sia fondamentale per una ripresa economica diffusa e risulta chiaro quanto gli investimenti in opere pubbliche siano strategici, oltre che fortemente auspicati.

L’indubbia gravità della situazione generata dal nemico Covid ha colto comprensibilmente impreparati i governanti e richiede al legislatore misure nuove e interventi solleciti. Questo si scontra con i meccanismi di funzionamento della democrazia che, per loro natura e non solo in Italia, richiedono momenti di confronto e di condivisione nel processo di formulazione delle disposizioni che regolano la vita collettiva: misure finanziarie, leggi, disposizioni attuative ..

E “decreto legge” significa strumento legislativo “provvisorio” adottato dal governo, subito efficace ma a pena di rapida decadenza ove non convertito in legge dal parlamento entro il termine di sessanta giorni.

Ma in questo contesto emergenziale il tempo è poco e sovente già scaduto e anche gli slogan possono servire: si annunciano decreti “rilancio” e “semplificazione” cercando in questo quadro a tinte fosche aiuto anche nella comunicazione, nel lessico.

Il panorama descritto è simile, vista l’assoluta emergenza che ha travolto il Paese, ad un campo di battaglia dove i contendenti e gli attori (pandemia – governo, governo-parlamento, partiti politici, forze sociali, …) si muovono convulsamente richiamando alla mente scontri di cavalleria all’arma bianca.

A lotta finita, o quantomeno placata, al calar della polvere della battaglia, cosa auspicabilmente possiamo attenderci? Al mantra “semplificazione, semplificazione” che in queste settimane occupa le pagine dei giornali e i pensieri dei politici propongo umilmente di sostituire il termine “chiarezza”.

Operando nel settore degli appalti pubblici da alcuni decenni ho riscontrato che la mancanza di chiarezza, nelle procedure e, a cascata, nelle scelte da compiere, è il principale ostacolo al regolare fluire dell’opera pubblica secondo il canonico percorso: programmazione, progettazione, appalto, esecuzione e collaudo. La mancanza di chiarezza, se vogliamo di certezze, porta ad un’altra tematica oggi ricorrente: lo “sciopero della firma” dei funzionari pubblici, definito più correttamente “burocrazia difensiva”.

Nell’imminente decreto legge “semplificazione” dovrebbero trovar spazio per quanto concerne gli appalti pubblici: l’innalzamento della soglia economica per la scelta dell’esecutore dei lavori attuata tramite affidamento diretto, un ampliamento dell’area degli appalti senza “gara pubblica”, un alleviamento dei meccanismi di responsabilità in capo ai funzionari finalizzato allo “sblocco” delle firme, una maggiore flessibilità esecutiva correlata con ampliati spazi per il subappalto.

Attorno a queste ipotesi, già di per sé in continuo mutamento, si accalcano con commenti e richieste i rappresentanti degli stakeholders: imprese, professionisti tecnici, stazioni appaltanti, ANAC, Corte dei conti … soggetti che già negli altisonanti “stati generali” hanno portato riflessioni e proposte.

Al quadro degli operatori istituzionali e della società civile s’aggiungono, la storia giudiziaria ne è testimonianza, gli “attori” occulti del sistema appalti: criminalità organizzata, funzionari infedeli, imprese che cercano scorciatoie non lecite. Ce n’è abbastanza per un autentico rompicapo.

“Semplificare” un settore complesso ed economicamente appetibile come quello degli appalti pubblici è impresa non semplice e pensare di pervenire a tale ambizioso risultato con una decretazione d’urgenza è vicenda ancor più ardua. Nonostante ciò, le difficoltà non devono portare all’inazione stante l’urgenza di immettere concretamente sul mercato le ingenti risorse per investimenti collettivi in opere pubbliche di cui, anche in virtù delle aperture dell’Unione Europea, disporremo per almeno un biennio.

A breve sapremo come chi ci governa saprà trovare con norme “semplificate” un virtuoso equilibrio degli aspetti fondamentali di un corretto impiego delle risorse collettive destinate alle opere pubbliche. Questo tra libera concorrenza, chances diffuse di partecipazione, equo compenso dei contraenti, qualità progettuale ed esecutiva, pagamenti puntuali e, non di secondaria importanza, scudo alle infiltrazioni mafiose ed ai comportamenti illegali.

Il tutto, speriamo, non scordando l’emanazione dell’agognato “regolamento generale” del Codice appalti, D. lgs. n. 50 del 2016, che della necessaria “chiarezza” è un fondamentale tassello.

Gianluca Scacchi

Autore

Gianluca Scacchi

30 anni di esperienza professionale negli uffici tecnici della pubblica amministrazione. Responsabile unico del procedimento (RUP) di lavori pubblici. Libero professionista tecnico dal 2004. Progettista e/o direttore di lavori pubblici per oltre venti opere. Formatore della sicurezza accreditato AIFOS. Esperto componente di commissione del paesaggio. Iscritto al Collegio dei geometri e geometri laureati della provincia di Como.

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